Recensione: Confessions di Kanae Minato

Confessions, di Kanae Minato (traduzione di Gianluca Coci), è un thriller psicologico incredibile, dalla trama originale e molto avvincente:
Una bambina di quattro anni, viene ritrovata morta nella piscina della scuola media dove insegna sua madre, la professoressa Yuko Moriguchi. La polizia pensa che sia stato un incidente e che la bambina sia scivolata e annegata, ma la madre non ci crede e inizia a indagare. Scoprirà che di avere ragione e che gli assassini di sua figlia sono due dei suoi alunni, ma non li denuncerà alle autorità bensì deciderà di farsi giustizia da sola…

Il libro è diviso in 5 parti, ognuna raccontata da un personaggio diverso, tramite le quali riusciremo a scoprire tutti i minimi dettagli di questa terribile vicenda.

Nella prima parte è la professoressa a parlare e, dopo un lungo discorso sulla sua vita e su come il sistema giudiziario Giapponese punisce i minorenni, ci introduce la tragedia della morte della figlia e di come abbia scoperto i suoi assassini.
l suo tono è calmo, il suo discorso è calcolato e freddo.

Tramite queste pagine verremo a conoscenza di una prima versione della storia, che sembra dare tutte le risposte di cui il lettore è alla ricerca, ma mancano ancora moltissimi dettagli. La seconda parte è affidata al racconto di una studentessa che scrive, tramite un racconto per una rivista, indirettamente alla professoressa quello che succede nella sua classe dopo che ha abbandonato l’insegnamento e deciso di vendicarsi. Nella terza parte, il lettore potrà leggere il diario della madre di uno dei due assassini e dei cambiamenti che vede nel figlio. Qui il tono è completamente diverso da quello usato dalla Moriguchi, c’è insicurezza, c’è paura, e l’amore per il figlio trapela da ogni pagina. Nella quarta e nell’ultima parte a parlare sono i due ragazzi responsabili della morte della bambina, che aggiungono dettagli e ci fanno vedere la storia da un punto di vista simile ma non uguale, a quello che il lettore aveva visto in precedenza.

Quasi ogni unità è arricchita da un colpo di scena che sconvolge il lettore e lo porta sempre con più curiosità verso la terribile fine, che ho trovato perfetta. 

Anche lo stile è particolare: è tutto una serie di monologhi senza interruzioni e con uso scarsissimo di dialoghi, molte scene sono riscritte pari pari in parti diverse del libro (cosa che mi ha lasciata un po perplessa) , la scrittura è fredda e cruda.
Molto bello, particolare, avvincente e soprattutto sconvolgente, se ci fermiamo a pensare che i due colpevoli frequentano le scuole medie, di come ragionino con freddezza, e che casi del genere sono frequentissimi, viene una certa angoscia che porta il lettore a riflettere.
Mi piacerebbe leggere altro di questa autrice, ma non so se le altre sue opere siano state tradotte, mi informerò e vi farò sapere.
Lo avete letto? vi piacerebbe? Che impressione vi ha dato?

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