Recensione: The Falconer (La Cacciatrice di Fate) di Elizabeth May

Ho finito il primo volume della trilogia The Falconer, La Cacciatrice di Fate di Elizabeth May, un fantasy che mi è piaciuto molto, ed ecco la recensione.

La protagonista è la diciottenne, Lady Aileana, figlia del marchese di Douglas, che vive in una bellissima casa di Edimburgo. La sua unica preoccupazione dovrebbero essere i vestiti, i balli e i tè con le amiche, ma dopo un terribile evento, l’unica cosa che le interessa è uccidere le fate che, sempre più spesso, stanno attaccando gli umani.
Aileana è la protagonista perfetta, per prima cosa l’età: essendo un po’ più grande ci risparmia i molti drammi adolescenziali, che abbiamo visto in altri paranormal fantasy, poi è forte e combattiva, e sapete che lo adoro, inoltre è ironica e divertente. Durante la lettura, vi ritroverete spesso a sorridere.
A fianco della ragazza ci sono un simpatico pixie, drogato di miele, e Kiaran, un’affascinante fata, che, notte dopo notte, le insegna come combattere.
Il loro tempo però si sta esaurendo, la sera del solstizio d’inverno un potente sigillo si spezzerà, e allora, a difendere gli umani dalle fate ci saranno solo Aileana e Kiaran, e le loro armi.

Ho apprezzato, quest’ultimo personaggio, non vedevo l’ora di scoprire qualcosa di più su di lui e sul suo passato e non sono rimasta delusa, anche se ci sono molti altri segreti, ancora non svelati.
L’ambientazione è fatta molto bene, paesaggi suggestivi e la descrizione di una tecnologia molto steampunk. La macchina per il tè, le “automobili volanti”, le armi costruite dalla cacciatrice di fate, sono curiose e ben pensate, dando un tocco in più alla storia.
C’è molta azione, il ritmo è veloce e incalzante, le scene divertenti e anche romantiche si collocano alla perfezione, tra le varie battaglie.
Mentre leggevo mi è sembrato che, il libro unisse, gli aspetti che più mi sono piaciuti, di altre due pubblicazioni: la serie Fever della Moning e Soulless della Carriger.

Quello che non mi ha convinto molto è stato l’introduzione del personaggio di Gavin, che non ha un gran ruolo in queste pagine e riveste il cliché dell’amico d’infanzia pronto a tutto per salvare la vecchia compagna di giochi e fare, un po’, il terzo incomodo nella parte romance, ma forse nel seguito il suo personaggio avrà maggiore consistenza.

Un altra cosa, inizialmente i nomi delle razze di fate risultano ostici, ma ho scoperto che nelle ultime pagine del volume c’è un bestiario che chiarisce bene le cose.
E ora arriviamo al finale, mi chiedo perché le scrittrici siano sempre più cattive?
La parte conclusiva del libro non rimane in quel limbo nel quale un avventura è finita ma nel prossimo ce ne saranno altre, sarebbe stato troppo buono.
Il romanzo finisce di botto, con il lettore ancora immerso nella battaglia, lasciandolo stupito e con la voglia di continuare a leggere.
Quindi spero che il seguito uscirà presto.
 

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