Città di carta di John Green

Forse è più come hai detto prima, che dentro di noi si sono aperte
delle crepe. Ognuno all’inizio è una nave inaffondabile. Poi ci
succedono alcune cose: persone che ci lasciano, che non ci amano, che
non capiscono o che noi non capiamo, e ci perdiamo, sbagliamo, ci
facciamo male, gli uni con gli altri. E lo scafo comincia a creparsi. E
quando si rompe non c’è niente da fare, la fine è inevitabile. Però c’è
un sacco di tempo tra quando le crepe cominciano a formarsi e quando
andiamo a pezzi. Ed è solo in quel momento che possiamo vederci, perchè
vediamo fuori di noi dalle nostre fessure e dentro gli altri attraverso
le loro.
Quand’è che noi ci siamo ritrovati faccia a faccia? Non prima di aver
guardato dentro le nostre reciproche crepe. Prima di allora stavamo
solo guardando le idee che avevamo dell’altro, come se stessimo
osservando una tenda dalla finestra e mai la stanza all’interno.
Una volta che lo scafo va in pezzi, però, la luce entra. Ed esce. 

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